La Sicilia che vogliamo

Una Sicilia fiera ed indipendente.

Vogliamo una Sicilia indipendente. Indipendente dal ricatto morale della sua irredimibilità. Concetto che viene strumentalizzato ad uso e consumo di chi vuole solo distruggere e non edificare.


Vogliamo una Sicilia che torni ad amare se stessa per quello che ha sempre rappresentato e continua a rappresentare, per il mondo intero, in termini spirituali, storici, ambientali e culturali e soprattutto per la immensa generosità del suo popolo sempre pronto al sacrificio.

Vogliamo una Sicilia ribelle ed indipendente da chi la vuole costretta al giogo della mafia, da chi si serve dei luoghi comuni per sottrarsi ad una reale analisi delle cause del fenomeno mafioso, da chi dovrebbe fare il proprio dovere e non lo fa, da chi preferisce criminalizzare un intero popolo per assolvere se stesso.

Vogliamo una Sicilia economicamente indipendente, capace di autodeterminarsi sotto il profilo economico e finanziario, pronta a difendere e sostenere l’imprenditoria sana che in essa lavora per un futuro più libero dal bisogno, non più costretta alla permanente colonizzazione del proprio territorio ad opera di chi raccoglie risorse per investirle al di fuori della nostra terra, di chi non rinuncia a criminalizzare il proprio concorrente per il sol fatto di essere siciliano quando quest’ultimo risulta più bravo e vincente.

Vogliamo una Sicilia indipendente dalla speculazione di chi continua ad abusarne sotto il profilo territoriale ed ambientale, da chi pensa che lo sviluppo passa da modelli d’importazione di una modernità malata che offende le nostre tradizioni e la nostra dignità di uomini liberi, da chi vuole continuare a sfruttare dinamiche economiche ed industriali che violentano la sacralità dei luoghi e la loro integrità paesaggistica, sola e reale risorsa alla base della vera qualità del vivere.

Vogliamo una Sicilia indipendente e libera dal bisogno dei tanti giovani cervelli costretti a fuggire via dalla propria terra e dalle proprie famiglie in cerca di un lavoro dignitoso, capace di credere in se stessa e nelle sue grandi potenzialità geoeconomiche ed euromediterranee.

Vogliamo una Sicilia indipendente dai vergognosi viaggi della speranza, da una sanità che privilegia l’appartenenza politica di chi deve amministrarla piuttosto che il merito e la qualità di chi potrebbe farlo con competenza.

Vogliamo una Sicilia indipendente da quella burocrazia autoritaria e nemica delle esigenze di chi chiede ascolto e sostegno solo al fine di affermare i propri diritti, dall’arroganza di chi rappresenta le amministrazioni nel territorio e ne abusa a fini personali, dall’incapacità di tutti quei burocrati che più che chiedersi cosa fare per la propria amministrazione si chiedono cosa l’amministrazione può fare per essi, da chi non fa nulla per avvicinare i cittadini alla cosa pubblica, ma che all’opposto approfitta del proprio ruolo di potere.

Vogliamo una Sicilia indipendente dalle logiche delle segreterie romane di partito che impediscono la libera tutela degli interessi del territorio quando in conflitto con le strategie dei poteri forti, quasi sempre, espressione del centro nord d’Italia.

Vogliamo una Sicilia indipendente da una classe dirigente che, ancora oggi, senza distinzione di sorta, pensa e vede se stessa come espressione del partito o dello schieramento di appartenenza piuttosto che la rappresentanza più alta degli interessi del popolo e della terra che l’hanno eletta, da una classe dirigente che non riesce a svecchiarsi e a rinnovarsi, e soprattutto ad abbandonare le logiche del consenso clientelare che approfitta del bisogno altrui e che pregiudica ogni ipotesi di libertà.

Vogliamo una Sicilia indipendente e coraggiosa, fiera al cospetto dei potenti ed umile di fronte ai deboli, capace di tornare a credere in se stessa e pronta a sfidare l’ostilità dei tempi.

Una Sicilia fiera ed indipendente.

Non vogliamo assolutamente mettere in discussione l’unità della Nazione, né rilanciare idee separatiste che in tempi di globalizzazione e, ancor più, di mundialismo politico e culturale, rischierebbero di aggravare l’isolamento di una terra che ha, invece, enormi potenzialità per poter stabilire alleanze e rapporti internazionali sui fronti più disparati; ma vogliamo soltanto, ed è nostro diritto e dovere, ricominciare da capo perché è giunta l’ora del superamento delle alterità, l’ora delle scelte coraggiose, delle spinte audaci verso le cime più alte.

È giunta l’ora del ritorno al reale.


Bartolo Sammartino


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